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La gazzetta dello Zoo

il terrapiattismo spiegato agli scettici 

da uno storico d'eccezione

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La Terra è Piatta!

Ed io sono il cavallo bianco di Napoleone.

No, no e no. Questo non è un articolo di scherno verso gli amici terrapiattisti, nossignore. Essendo io un cavallo, passo buona parte della mia giornata a brucare l’erba guardando la terra da vicino, e sono sufficientemente alto, quando alzo il mio lungo collo, da veder bene che la terra è piatta e nient’affatto curva. Certo, ci sono le colline, ma quando dopo una galoppata salgo su un’altura vedo bene che l’orizzonte non s’inclina alle estremità.

Ora qualcuno dirà che non è possibile che io, un cavallo, ne sappia tanto di queste cose. Ma avreste mai creduto che un cavallo fosse in grado di scrivere al computer? No, non ci credevate, e poiché sto testé smentendo i vostri pregiudizi, credo dobbiate ascoltarmi anche in merito alla Terra piatta. Ma come fai tu che sei un cavallo a scrivere al computer, diranno i più cocciuti. Ma è naturale cari miei, con gli zoccoli! E la superficie dei miei zoccoli è ben liscia e piatta, e si adatta perfettamente alla Terra, che se fosse tonda allora anche i miei zoccoli dovrebbero essere concavi, o starei ben malfermo sulle gambe.

Ma non puoi essere il cavallo bianco di Napoleone, insisteranno i polemici. Perché mai? Perché Napoleone è morto più di cent’anni fa, replicheranno i sapientoni. Al che vi risponderò: eravate là voi? No, mi risponderete, perché non eravamo ancora nati. Appunto. Io invece sì. E a chi obiettasse che i cavalli non vivono tanto a lungo, beh, certo che non vivono a lungo se continuate a mangiarveli. Quanti di voi hanno seguito la vita di un cavallo dalla nascita alla morte per vecchiaia? Pochi immagino, o nessuno. Inoltre, converrete tutti che Napoleone, simpatico o antipatico – era molto simpatico, ve lo garantisco, come vi garantisco che sono tutte leggende quelle che lo vogliono ometto basso e tarchiatello: egli era invero alto e slanciato – era certo un uomo fuori dal comune, e non avrebbe accettato un comune cavallo al suo servizio. Peccherei di modestia se non dicessi che ai tempi ero certamente lo stallone più desiderato dalla Francia ai più lontani confini dell’Oltrebordo antartico. Ma sto divagando.

E’ dunque assodato che Napoleone non si sarebbe accontentato di un cavallo ordinario, gliene serviva uno in grado di vivere a lungo, così da poter narrare della sua grandezza nei secoli a venire, e che fosse non solo in grado di comprendere il linguaggio umano ma di esprimerlo correttamente attraverso l’uso del computer.

Oh, e rieccole le vocine lamentose tra il pubblico: i computer non esistevano all’epoca di Napoleone! Certo che no, com’è certo che Egli nella sua lungimiranza avesse previsto tale invenzione. E guai a chi non voglia credere alle doti veggenti di Napoleone, egli non predisse forse l’unità d’Italia? E lo ricordo come mi stesse parlando ora, quando diceva: “vedrai Ombromanto, i francesi inventeranno una scatola in grado di contenere tutta la sapienza umana, tanto che agli uomini non sarà più richiesto di pensare o istruirsi, avranno tutto a portata di mano in questa scatola che risponderà ad ogni loro domanda, e fornirà loro tutto ciò di cui necessitano per formulare le loro teorie. Non ci sarà più studio, non ci sarà più ricerca. Finalmente non dovremo più difenderci da uomini che non vedono l’ora di reinventare il Creato a loro piacimento, lerci folli del calibro di Keplero, Copernico e puah! Galileo. Un italiano! Si narrerà di Napoleone che creò la Francia in sei giorni e il settimo, riposandosi, fece l’Italia, che per questo nascerà piena di svogliati.”

Tutte le profezie di Napoleone si sono avverate, il famoso inventore francese Alain Turìng inventò la scatola di Lemarchand, che avremmo chiamato computer per brevità e far contenti gli anglofoni.

Mi dedicai dunque alla propaganda delle grandi gesta del mio vecchio padrone, nell’attesa che la magica scatola insegnasse a tutti quanti le più vere Verità. O meglio avrei dovuto, e chiedo venia ma anche no, perché voci più illuminate giunsero al mio orecchio, come quella del gran Guglielmo Carpentiere che sollevava la questione della Terra piatta. Quando conclusi la lettura del suo stupendo saggio sull’argomento, mi ritrovai a gridare: “Amen Fratello!”

Ma non fatemi tornare a quei giorni bui, su cui il buon Guglielmo aveva finalmente gettato un raggio di luce. Ero giunto nel Nuovo Mondo a bordo d’una barchetta capeggiata da uno sporco italiota il cui gran pregio era rivolgere agli autoctoni favolosi doni, ed era solito trattarli come fossero suoi figli. Questo finché non gli giunse all’orecchio che qualcuno nella cara Vecchia Europa cominciava a parlare d’una Terra rotonda, per via delle rotte che quel taccagno aveva scoperto – oh, scoperto, sbagliando strada! – e non potendolo sopportare, cercò di nascondere le tracce facendo tacere gli autoctoni e cominciando a chiamarli indiani, perché in India voleva andare e d’India voleva solo sentir parlare. E come dargli torto, se quelle genti avevano la pelle dello stesso colore: indiani d’una o dell’altra parte, accomunati dal non aver messo in dubbio la piattezza della Terra.

Mi sembra come di sentire altre voci protestare, che sto ingarbugliando i secoli e le epoche, intrecciando Napoleone e Colombo che nulla hanno a che fare l’un con l’altro. Oh, ma credete che Napoleone, nel cercare un cavallo eccezionale, ne avrebbe preso uno senza referenze? E chi più di me, che attraversando i secoli e gli oceani da una parte all’altra di questo piatto paradiso chiamato Terra, poteva entusiasmarsi ai saggi del buon Guglielmo e il suo inno di verità. Ho fatto e rifatto il viaggio dalla Vecchia Europa alle Americhe più e più volte nei secoli, senza mai scorgere la benché minima pendenza tra le estremità del disco terrestre. Vedeste come filavano quei velieri tra i marosi dell’Atlantico, non ricordo una sola volta in cui noi si rischiasse di scivolare per la pendenza d’una sfera. E ancora, il viaggio d’andata avrebbe dovuto essere metà in salita, lento e faticoso, e la seconda metà in discesa, facile e veloce. Ma cosa ne sapete voi, voi che siete abituati a viaggiare a bordo d’uccelli meccanici alati che salgono e scendono, loro sì, colpevoli della grande illusione della terra sfereggiante, con tutto quel salire in quota e ridiscendere, come non si potesse sorvolare paralleli alla Terra da una destinazione all’altra. Io che ho viaggiato per mari, posso dirvi senza ombra di dubbio che questa terra è piatta! Oh, ma ci sarebbero onde in una Terra sferica? L’acqua non colerebbe da un lato all’altro in due soli flussi, uno a destra e uno a sinistra? Con che facilità si svelano le menzogne dei cosiddetti scienziati! E chi sono costoro che dominano questa presupposta scienza? Ebrei, negri, omosessuali, deviati e minorati frutto delle peggiori aberrazioni della specie umana! Ah! Non fatemi parlare di quell’altra menzogna chiamata darwinismo, secondo cui le specie si evolvono! Guardate me, esemplare di cavallo millenario, identico ai miei pronipoti come ai miei prozii forse non nella bellezza superiore, ma nei caratteri generali che mi definiscono cavallo. Così nacque il cavallo Creato in origine da Napoleone, e sempre così sarà. Così come l’uomo, che non si è mai evoluto da nulla in nulla, e osereste sostenere il contrario? E non è già troppo che una tal specie che si vorrebbe parente delle scimmie – per pura invidia! – domini il disco terrestre?

Eppure io sento speranza per l’uomo, una grande speranza, che può sorgere dalla comprensione del mondo così come fu creato da Napoleone: piatto, imperituro, sempre uguale a se stesso e immutabile al di là d’ogni azione umana. L’umanità comincia a risvegliarsi ora, alla soglia dei duemila anni di storia dalla creazione del mondo, e comincia a disfarsi delle menzogne di associazioni criminali che mentono tramite quell’aberrante inganno che chiamano scienza, che propugnano teorie cospirative di dubbio gusto, siano esse terrasferismo, cosmologia, gravità, o propaganda sovversiva sotto i nomi di democrazia, tolleranza, evoluzione. Rivolgo il mio più accorato appello a tutti i governi umani: guardatevi da questi falsi profeti, e assicuratevi che non possano più nuocere alle generazioni future! Siano i bugiardi perseguitati, incarcerati e uccisi, perché essi negano l’evidenza delle cose, poiché è senz’altro l’evidenza il più infallibile di tutti i metodi scientifici, e siano dannati coloro che rifiutano la verità che appare limpida agli occhi, cercando di corromperla con quell’infetto circolo di formule ed infiniti libri. Costoro cospirano per la creazione di mondi complessi attraverso le cui leggi fasulle imbrigliano i destini altrui, costringendoli a studiare per decenni teorie fallaci, occupando il tempo perché noi si venga distratti mentre tali mistificatori costruiscono i loro domini.

Sia gridato al mondo che la Terra è piatta, com’è piatta la storia dell’uomo, senz’alti né bassi, ché guardandosi indietro non si possa scorrere altro che una riga scura.

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Napoleone Dog

Opionini del ca...ne

- quando hai finito di navigare, tira lo sciacquone -

Per color che dovessero avere poco senso dell’umorismo, mi riferisco soprattutto ai cavalli, di cui l'esemplare sopra descritto non vuole essere una rappresentazione di tutta la specie. Ma i deficienti esistono anche nelle migliori famiglie.

Questo piccolo delirio voleva essere un pezzo satirico, ed ero in dubbio se pubblicarlo o no. Esistono tanti argomenti che aiutato a riflettere sulla società dei media, sul modo in cui usiamo la rete e quel che resta del nostro cervello, ma è con questo “fenomeno” dei terrapiattisti che mi è sorto un dilemma morale: si creano più danni alla ragione parlando di questa fenomeno piuttosto che ignorandolo? Va bene ascoltare i loro video su youtube per farsi qualche risata, ma alla fine c’è davvero poco da ridere. Difficile credere che questa come tante altre bizzarrie - che definire idee mi costa un grande sforzo - avrebbe potuto guadagnare tanta visibilità senza internet. Diventa davvero difficile analizzare il fenomeno se contiamo che la rete è una centrifuga incontrollabile di contenuti, nonché il mezzo preferito per infiniti meme e “catene di Sant’Antonio”, e il terrapiattismo ne ha le stesse caratteristiche. È sufficiente che una persona, per convinzione o per diletto, scriva un commento per scatenare dieci, venti, cento risposte. E scrivendone dieci, su dieci siti differenti, scatenerebbe una valanga di reazioni. Il punto è che non c’è modo di sapere se quella persona ci creda effettivamente o stia semplicemente agendo da troll, se voglia piuttosto prendere in giro l’argomento o sostenerlo. Né che quella persona sia autentica, dal momento che Youtube è letteralmente infarcito di utenti registrati con profili vuoti. Il che vale per qualsiasi forum, blog o social network.

Supponiamo che ogni commento terrapiattista sia autentico, che dietro ci sia una persona vera. Quanto giova alla ragione rispondere a tutti gli idioti che troviamo su internet? Si fa più danno a smentirli, a contrastarne la demenza o ignorandoli? A volte ci dimentichiamo che una “discussione” in rete, in tutti quei siti che permettono di commentare liberamente (prendo ad esempio supremo sempre Youtube, più di Facebook) non abbiamo una vera “discussione”. Io posso sparare lì la mia frase e ignorare del tutto le risposte successive, mentre gli altri utenti continuano ad alimentare la catena. E alcuni ci cascano, continuando a inviare risposte su risposte, magari buttandola in filosofia e provando a rispondere con approfondite analisi a qualunque cazzata sia stata scritta dal primo burlone – o idiota – che passa. Ma a questo punto, chi è più idiota, colui che scrive il commento in favore della Terra piatta, o tutti coloro che si “impegnano” per zittirlo. Personalmente è questo che mi ha sempre frenato dall’entrare in quelle discussioni, limitandomi a leggere commenti e risposte, e chiedendomi se non potessi impiegare molto meglio il mio tempo.

Mettiamo che un gruppo di persone abbia ore 10 ore per risolvere 10 problemi. E mettiamo che ci sia un individuo nel gruppo se ne esca con uno sproposito. Il modo migliore di impiegare il nostro tempo limitato, sarebbe ignorarlo e cercare di risolvere i nostri dieci problemi. Diversamente tutti quanti potremmo sprecare il nostro tempo a discutere su un’idiozia, sottraendo tempo e attenzione a ciò che veramente ha importanza.

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"Era il 1945"

quando anche il nazismo era un'opinione

 

Mi sembra di sentirmi parlare con la voce di Nonno Simpson… Dunque, era il 1945 quando il filosofo Karl Popper scrisse un libro in cui si discuteva il paradosso della democrazia. Il libro si intitola “La società aperta e i suoi nemici” e prima o poi lo leggerò. L’idea di base è nota. O meglio, dovrebbe esserlo se alle soglie degli anni Venti del XXI Secolo viviamo in una società in cui l’opinionismo, da fondamento della società democratica, è diventato la sua malattia.

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Capita sempre più spesso di imbattersi in chi usa il concetto di democrazia per la sua negazione. “Devi rispettare anche chi la pensa diversamente da te”, in linea di principio tendiamo ad essere d'accordo solo perché a pensarla diversamente potremmo essere noi. Ma diciamolo, ci piacerebbe che tutti la pensassero come noi. Il nostro essere democratici cela un totalitarismo dell’opinione con cui facciamo fatica a scendere a patti. E se per certi versi è sacrosanto lasciare spazio ad opinioni diverse, in altri casi non dovremmo. 

Il paradosso è che la democrazia non può consentire la libertà di tutti i pensieri, sta alla democrazia stabilire i limiti entro i quali quelle libertà debbano muoversi. Sono i motivi per cui è nata la legge. I guai cominciano quando tollerando idee tossiche si permette a chi le sostiene di legittimarle, attraverso la legge. Le dittature sono sempre legali. I generalissimi vengono sempre acclamati a furor di popolo.

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Negli ultimi anni mi è capitato sempre più spesso di sentire la scusa del dover rispettare l’opinione altrui, in merito a cose che si davano ormai per scontate. In ordine sparso, partiamo proprio dal terrapiattismo. Se andate a leggere i commenti di chi difende la “teoria” della Terra piatta, ce n’è sempre qualcuno che giustamente preso per il culo, accusa i “terrasferisti” di non rispettare le loro opinioni.

Oh, e smettiamola di fare i politicamente corretti. Trovo giusto prendere per il culo chi, facendo parte della nostra stessa società e cultura, pensi che la Terra sia piatta. Certo non andrei a ridere delle credenze di una tribù di selvaggi che pensano alla Terra come un’orma di fango spalmata sul mondo da una divinità le cui ossa hanno fatto nascere le montagne e il sangue i fiumi.

Noi italiani – che tecnicamente, in quanto popolo non esistiamo, in quanto privi di un senso d’appartenenza comune ad altri popoli – viviamo in una terra che ha ospitato alcune delle più antiche civiltà, che ha prodotto squintalate di cultura, scienza e storia.

Citazione a random: com’era quella frase di Montanelli sui Savoia? Che la parte migliore è sottoterra. Noi italici siamo un po’ lo stesso. La parte migliore di noi sta sotto terra da qualche secolo. Il peggio è che ne siamo pure consapevoli, e forse rassegnati a quest'andazzo.

Siamo tuttora una delle economie più grandi del mondo. Certo ce ne dimentichiamo nella perenne piagnoneria del “c’è la crisi” in cui sono cresciuto. Poi quando una crisi vera è arrivata, forse la differenza l’abbiamo capita. O forse no. E viviamo in uno Stato che consente un accesso universale alla scuola pubblica, che più o meno funzionante, è più di quanto abbia un centinaio di altri Paesi su questa palletta azzurra che viaggia nel cosmo a velocità di crociera.

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Tendiamo a definirci come una società evoluta. Una società evoluta che sta sostituendo sempre di più la propria opinione con la cultura storica, con le conquiste della scienza e della ragione. C’è chi crede che la Terra sia piatta, che gli astronauti siano attori pagati per non si sa quale scopo. C’è chi crede che i vaccini diffondano le malattie invece di arginarle. Ah, i vaccini, un’altra bella infornata di opinionismo tossico, in tutti i sensi.

Molti scambiano la libertà di opinione con la libertà d’essere ignoranti. Di contestare duemila di anni di conquiste scientifiche, in campo astronomico, medico, filosofico e storico. E generalmente si appoggiano gli uni agli altri sulle gambe malferme di qualche mosca bianca o pecora nera, cercano disperatamente la voce fuori dal coro. Così mentre ci sono stati centinaia di astronomi e scienziati che nel corso dei secoli hanno studiato teorie per giungere ad una versione quanto più affidabile della verità, questi di colpo diventano bugiardi. Stessa cosa in ambito medico. O politico.

Se l’opinione diventa suprema si neghi tutto il resto. Si neghi la storia. La si riscriva per farla combaciare ai propri pregiudizi e opinioni. Che l’opinione personale conti più di tutto. Più della verità. E che la verità vada a farsi fottere, sia sostituita da tante verità alternative così da non distinguere tra l’una e l’altra, così da non poter più distinguere i savi dai pazzi, gli istruiti dagli ignoranti, gli uomini dalle scimmie. O dai cavalli.

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