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11. Incontri su Larunda

​

Il volto del Cephalon Simaris si rimpicciolì e si fece trasparente.

“Finalmente” disse Hydroid ch’era rimasto inginocchiato in attesa di ricevere una risposta. Sciami di pixel turbinarono fino a comporre un volto allungato sovrastato da lunghe corna ramificate.

“Oberon”

“Ciao Hadrian”

Hydroid ebbe un sussulto. Nessuno lo chiamava così, solo Ivara, e in genere si chiamavano coi loro nomi umani assai di rado, quando non indossavano l’armatura.

“Non so se essere felice che sia stato tu a rispondere”

“Gli altri non ti hanno ignorato. Vauban ha letto il messaggio per primo, poi ha contattato gli altri, hanno pensato fosse meglio ti parlassi io. Dove ti trovi?”

“Stazione Larunda. Mandatemi l’orbiter più vicino, servirà una navicella”

“Vuoi rientrare nel Clan?”

Hydroid si trattenne dal rispondere a quella domanda. “Vor ha trovato un altro Excalibur, è riuscito a fuggire ma a quanto dice senza il vostro aiuto. Ora è affidato al Cephalon Suda per rimuovere l’ascaris”

“In tempo?”

“Credo di sì”

“Dovremo interrogarlo” disse Oberon “ci serviranno i dettagli sulla fuga. È il primo risveglio in tre anni”

“Sul serio? Lotus deve aver raschiato il fondo del barile”

“Hadrian… lei…” l’immagine sfrigolò e il volto di Oberon si ridusse, affiancato dalla testa piatta di un altro Warframe.

“Frost” Hydroid lo riconobbe nonostante l’elmo fosse diverso dal solito.

“Eravamo d’accordo sul limitarci ad ascoltare” disse Frost.

“Dovremmo dirglielo” disse Oberon “e non abbiamo mai gestito un risvegliato da soli”

“Dirmi cosa? E perché da soli?”

“Operatori” un’altra voce stridula e metallica s’insinuò accompagnata dal ridimensionamento degli ologrammi, cui si sommava un esaedro luminoso “Cephalon Ordis potrebbe assistervi”

“Non intrometterti”

“Salve Ordis” disse Hydroid.

“Operatore! Che piacere rivederla tutto intero”

“Non adesso” disse Frost “lasciaci soli”

“Subito Operatore” Ordis svanì e gli ologrammi tornarono a ingrandirsi.

“Non gli avete ancora insegnato a chiamarvi per nome?” fece Hydroid “avanti Frost, datevi una mossa, mi servirà un passaggio per tornare sulla Terra. Il mio dovere l’ho fatto, l’Excalibur adesso è affar vostro”

“Vauban è già in viaggio, valuterà la situazione e ma se questo Excalibur fosse corrotto non uscirà vivo dalla stazione” l’ologramma di Frost scomparve e il volto di Oberon tornò ad ingrandirsi.

“Caloroso come sempre” disse Hydroid.

“Fa quello che può per mantenere in piedi il Clan”

“Cos’è che mi stavi dire?”

“Preferirei farlo di persona, ma se non hai intenzione di tornare nel Clan è molto meglio che tu non sappia. Torna alla tua vita amico mio, porta i miei saluti a India.”

Il volto di Oberon scomparve e l’ologramma del Cephalon Simaris invase nuovamente la stanza. Hydroid voltò le spalle e fece per uscire quando il portello si aprì e un Warframe dal corpo sottile e affusolato, con l’elmo e le braccia laccati d’argento gli venne incontro. Ampi cosciali avvolgevano le gambe come un corto gonnellino, mentre le tibie erano sottili e i piedi affusolati.

“Volt?” disse Hydroid, i flussi acquatici del suo elmo abbozzarono un sorriso.

“Hadry, che bello rivederti! Chiamami Vally come al solito, non sono arrabbiata con te”

“Valery” Hydroid tese la mano ma si sentì avvinghiare in un rapido abbraccio.

“Allora, dov’è lo spadaccino? Pensi che Suda l’abbia salvato? Se è sveglio lo spediamo subito nel simulatore, voglio vedere come se la cava. Tu l’hai visto combattere? Mentre aspettiamo che ne dici di andare all’arena del Conclave per una scazzottata? Mi piacerebbe darti una lezione come ai vecchi tempi”

“Aspetta un momento, dov’è finito Clem?”

“Ah, gli ho detto di andare nella mia navetta a scegliersi un fucile, dice che gli hai rubato le sue Grakata”

“Veramente me le ha regalate, o almeno credo volesse…”

“Ma sì, lo sai com’è, non ha due clemmi diversi per distinguere tra rubare e regalare. L’hai capita? C-lemmi. E Indy dove l’hai lasciata? In una capanna a far da mangiare?”

“Ivara… India è rimasta sulla Terra, ci ha coperto la fuga da un esercito di Grineer”

“Sono sicura che li ha massacrati. Ehi, ma sono vere le cose che si dicono sulla Terra? Sulle Piane di Eidolon?”

“Più vere di quanto riusciresti a credere” disse Hydroid.

“Ah ma io ci credo. Dicono che i Grineer se la fanno sotto, che persino Vay Hek non ha il fegato di andarci e che di notte le truppe sbaraccano e se ne vanno a cuccia aspettando che sorga di nuovo il sole. Vorrei andarci un giorno, tu ci sei stato? Ah, non rispondere, lo so che voi due piccioncini volete la vostra intimità, ma sarebbe bello sapere dove possiamo trovarvi in caso di emergenza, come questa storia dell’Excalibur. Va bene l’esilio, ma insomma, ormai il Clan l’ha accettato, non c’è bisogno di stare senza parlarsi per anni. A proposito, ma tu vuoi tornare nel Clan? Gli altri non hanno la faccia di chiedertelo ma se non fossero così orgogliosi implorerebbero, da quando Lotus è scomparsa nessuno sa più dove sbattere la testa, credimi Hadry, il Clan è gambe all’aria come una bagascia Corpus nel letto di Alad V”

“Ché vuol dire che Lotus è scomparsa?”

“Voglio dire: sparita nel nulla, andata senza un saluto, perduta, per me o è morta o si è trovava un fidanzato. Frosty ha trovato il suo elmo nel rifugio sulla Luna, con noi fa il distaccato ma deve aver pianto granita per una settimana. Oh aspetta, chi è quello? E’ lui il nuovo Excalibur? Sembra in forma, mi vado a presentare.”

Hydroid scosse la testa, stordito dalle chiacchiere di Volt, la vide girare intorno ad Excalibur come una trottola impazzita, punzecchiandolo con le dita come se non ne avesse mai visto uno.

“Guarda qui Hadry, lametta si è svegliato, portiamolo a fare un giro nella stazione prima che arrivi Vaubanino”

“E’ vero, Frost ha detto che Vauban era in viaggio”

“Tsè! In viaggio! Sono stata l’ultima a saperlo e la prima ad arrivare. Lametta, hai davanti a te la ragazza più veloce della galassia. A proposito, ce l’hai un nome?”

“Excalibur” rispose lui, ancora intontito.

“Testa vuota eh? Dobbiamo dare una bella sveglia a questo Tenno, chissà se è carino”

“Lasciagli un po’ di respiro” disse Hydroid “evitiamo di confonderlo più del necessario”

“Ma sì, hai ragione. Però voglio vederlo in azione, se deve entrare nel Clan dobbiamo sapere qual è la sua maestria con le armi”

“Senti Volt”

“Valery!”

“Val… no, lo sai come la penso: Volt! Vai a parlare col Cephalon Suda, chiedigli com’è andata la rimozione dell’ascaris, se è tutto a posto e possiamo evitare di guardarci le spalle da una reincarnazione di Capitan Vor”

“Sei noioso esattamente come ti ricordavo. Solo Indy poteva sopportarti. Ma va bene, vado e torno” e Volt corse ad ampie falcate verso l’ascensore.

Hydroid cercò di mettere a fuoco ciò che gli era appena stato detto: Lotus scomparsa. Poi vide Excalibur che si tastava i polsi in cerca della sua lama.

“Tranquillo, è tutto a posto, gli inibitori della stazione azzerano la trasmissione dell’energia alle nostre abilità di combattimento. Come ti senti?”

“Bene. La mente più sgombra”

“Abbiamo meno di tre minuti prima che torni Volt. Tra poco arriverà un altro Warframe, Vauban, ti porterà su di un orbiter dove conoscerai altri come noi, risponderanno alle tue domande e ti accoglieranno nel Clan, o almeno spero”

“Tu non verrai?”

“No. Sono preoccupato per Ivara, tornerò sulla Terra”

“Ho perso i sensi durante la fuga, penso di dovervi la vita”

“Vita è qualcosa di molto soggettivo, toccherà al Clan, ma soprattutto a te, scoprire se sei davvero vivo… se dietro a questo guscio c’è qualcosa di umano”

Excalibur si portò le mani al volto, tastandosi l’elmo come dovesse strapparsi una maschera. “Quindi” disse “c’è più di questo… più del…”

“Più del Warframe, certo”

“Anche tu hai un altro nome?”

“Hydroid, Excalibur, Volt, questo è il nome che diamo al corpo. Valery, o Hadrian, è il nome che diamo allo spirito che sta dietro al corpo, e che lo guida. Usiamo chiamarci in questo modo solo in privato. Si fa un po’ di confusione all’inizio, ma quando conoscerai il Clan non ti diranno subito i loro nomi, almeno finché non sentiranno di potersi fidare di te”

“C’è ancora rischio che Vor…?”

“No, è scongiurato. Ho mandato via Volt per avere un minuto di pace. Tuttavia un rischio c’è… non è facile spiegarlo a quelli nel tuo stato. Il tuo risveglio è solo parziale, sei ancora sospeso come in un secondo sogno, perciò non puoi ricordare niente di prima della tua fuga”

“E come mi sveglio da questo… secondo sogno?”

“Potresti non risvegliarti affatto, e restare soltanto un guscio vuoto, ma vedrai che andrà bene”

“Dunque… ti chiami Hadrian”

Hydroid annuì. “Non preoccuparti se al secondo risveglio non ricorderai niente. Non so dirti se Hadrian fosse il mio vero nome o quello, che so, di un amico o un fratello, o solo uno che mi suonava bene”

“Il nome di un fratello…” ripeté Excalibur “ma questo Clan, cosa mi faranno? Apriranno l’armatura per vedere se, come dici tu, io sono qui dentro?”

“Non funziona così, e credimi vorrei darti delle spiegazioni ma se davvero c’è un Tenno dietro a questo corpo, lo dovrai trovare da te, nascosto in un rifugio al sicuro dalla guerra, lontano da tutto e tutti, ma con la volontà di risvegliarsi ancora. Viviamo in un universo di scatole cinesi fatte di sogni da cui non sappiamo mai quando o se ci sveglieremo. Un Warframe è poco più che un elaborato androide da battaglia, un burattino e tu dovrai avere la forza di alzare lo sguardo, vedere i fili e guardare in faccia il tuo burattinaio: te stesso. Quando ci riuscirai ricordati di non smettere di alzare lo sguardo per cercare altri fili, continua ad interrogarti su tutto, quelli che non lo fanno finiscono per portare la rovina, e tutti noi abbiamo avuto la nostra parte nel macello della guerra che sta dilaniando il Sistema Solare. Perciò non accettare solo i comandi e la verità degli altri, ho voluto aiutarti perché un risveglio è sempre un’opportunità di andare avanti e di cambiare la storia: non lasciartene imprigionare, non subire, non farti convincere, ascolta e non smettere mai di mettere le cose in discussione. Anche se il Clan ti accetterà potrai ritrovarti più solo di quanto immagini. Vorrei accompagnarti ma questa non è più la mia guerra. Nel Clan potrai trovare buoni amici, ma sono anche i più spietati combattenti mai nati. Se avessi ancora bisogno di me sarò sulla Terra, anche se presto scoprirai di avere capacità di cui faticherai a trovare il limite e ti sembrerà di non aver bisogno di nessuno: attento a quando ti succede. Spero che ci sia un buon Tenno oltre la tua corazza, questo guscio ci permette di fare cose straordinarie, ma devi essere tu a guidarlo, non lui che guida te, e non gli altri che decidono per te” Hydroid strinse il polso di Excalibur con la mano, che restituì la stretta “mentre aspetti Vauban entra nel Simulacrum, è un simulatore di combattimento, tirare qualche spadata ti aiuterà a riordinare i pensieri. Ah, e prima di lasciare la stazione assicurati di ritirare la tua nuova arma alle piattaforme d’attracco, un amico Grineer ti ha fatto un regalo”

“Un amico Grineer?”

“L’unico che troverai mai” disse Hydroid attivando il Simulacrum.

Excalibur fu inghiottito dai cerchi luminosi del teletrasporto e si ritrovò in una dimensione irreale, fatta di piastre metalliche sospese in un enorme vuoto percorso da serpentoni di stelle elettrificate sullo sfondo. I pannelli sotto i suoi piedi emanavano luci accecanti e vibravano quando muoveva un passo tra una piastra e l’altra. Da una consolle fluttuavano ologrammi d’armi come in una giostra, ne sfiorò una ed un fucile d’assalto si compose direttamente sulla sua mano: aveva peso e consistenza reali, premendo il grilletto poteva sentire il rinculo. Lasciò la presa e l’arma sfumò, scartabellò allora le spade, soppesandole una ad una. C’era un robusto spadone, l’impugnatura ampia ed elegante, la lama incisa e scintillante: lo brandì con entrambe le mani ed ebbe come una fitta alla testa: l’immagine di un’ombra alta e che brandiva una spada simile, dalla lama più larga e striata di nero e bianco. Excalibur lasciò la presa e sentì la scarica sui polsi viva e forte come prima, brandì la sua lama d’energia ma l’ombra era scomparsa.

“Accidenti quanto chiacchiera quel Cephalon Suda” la voce era quella femminile di Volt “che fine ha fatto Hadrian? Se n’è andato immagino, avrei voluto salutarlo stavolta, è sempre il solito. E tu tutto bene? Non hai una bella cera?”

“Penso di aver avuto un’allucinazione”

“Il Simulacrum è tutta un’allucinazione: siamo dentro al cervello del Cephalon Simaris, non entrarci mai dopo averlo fatto arrabbiare, potrebbe rinchiuderti qui a vita”

Volt strappò alla giostra d’armi fluttuanti un arco che divenne solido nelle use mani. “Vediamo cosa c’è di nuovo nel bestiario… scorpion, moa, bombard, qualche eximus… solita robaccia, ma è meglio non esagerare con un novellino”

Oltre la consolle si stese tutto un campo di battaglia, parallelepipedi di varie grandezze si levarono dal suolo come tanti alberi senza chioma e un piccolo esercito di ologrammi Grineer cominciò l’assalto. Excalibur ne fu sorpreso e si ritrovò a terra, Volt distese le braccia e lo coprì con uno schermo d’energia, poi gli porse l’arco.

“Datti una svegliata, sono finti ma fanno un male cane”

Excalibur si scosse, tese l’arco con qualche difficoltà e scoccò una freccia. Il Grineer ruttò un insulto e rispose con una pioggia di proiettili.

“Ancora: tendi più forte prima di scoccare”

Excalibur scagliò una sfilza di frecce ma gli ologrammi le incassarono senza fare una piega.

“Prova con questo” Volt gli fece avere un fucile d’assalto, Excalibur fece esplodere arti e teste in mille schizzi di pixel, poi si ritrovò steso a terra, in preda alle convulsioni per i colpi subiti.

“Lametta, sei una schiappa”

“Hai tolto lo schermo” mormorò lui.

“Sei uno spadaccino: un Excalibur può far roteare la sua spada tanto rapidamente da deviare qualsiasi colpo. Si combatte con tutto quello che si ha a disposizione, armi bianche e da fuoco si alternano, ci si muove in continuazione e si sfrutta l’ambiente circostante a proprio vantaggio: se il nemico si schiera dietro le coperture, tu ti sposti per costringerlo a riorganizzarsi, a fargli incrociare le linee di fuoco”

Excalibur si rimise in piedi, il fucile d’assalto in una mano e la spada di energia nell’altra, ma quando la simulazione tornò a riempirsi di Grineer urlanti lasciò cadere il fucile e si lanciò nella mischia. Gli ologrammi esplosero in un turbine di scintille e rantoli.

“Non avevo mai visto nessuno così veloce” disse Volt, quasi balbettando “e te lo dice il Warframe più veloce della galassia. Come accidenti ci sei riuscito?”

Excalibur sollevò la lama d’energia ed osservandola per la prima volta con calma gli sembrò la più bella cosa che avesse mai visto. La lama ricurva da sciabola, il filo irregolare e frastagliato da flussi in continuo movimento. La puntò sul polso e lasciò che il braccio l’inghiottisse di nuovo.

“Quando la tengo in mano è come se…”

“Come se guidasse i tuoi movimenti, questa l’ho già sentita. Non sei il primo Excalibur che vedo, ma nessuno era così veloce e così… beh, sei spaventosamente brutale, in un modo quasi attraente. Il mio ragazzaccio pericoloso, noi due andremo d’accordo. Avanti, proviamo qualcosa di più difficile!”

 

Hydroid stava per uscire all’aperto delle piattaforme d’attracco quando dal fondo del corridoio vide riconobbe la sagoma tozza e spigolosa, l’incedere sicuro e l’elmo bizzarro di Vauban. Quando s’incrociarono, gli strinse la mano con la solita eccessiva forza.

“Hydroid, quanto tempo…”

Hydroid annuì mentre gli stringeva la mano. Per un attimo rifletté sul ritorno ai formalismi, niente più Hadrian, e Hydroid lo trovava più rilassante. Chissà, forse era quello il tipo di distacco che aveva nuociuto al Clan, sarebbe stato più difficile separarsi chiamandosi per nome, quello vero, non quello dei modelli delle armature attraverso cui comunicavano e si relazionavano. Vauban gli diede una solenne e robusta pacca sulla spalla spezzando quei pensieri.

“Allora, un risveglio non pilotato da Lotus” disse Vauban “il primo da anni, è un affare da prendere con le pinze”

“Specie se Lotus è scomparsa” fece Hydroid.

“Aspetta… non avevamo deciso che… ah, Volt scommetto. Non la si può tener ferma. Te l’avrei detto comunque anche se Frost non era d’accordo”

“Non so come dovrei sentirmi, riguardo a Lotus intendo”

“Non posso dire di conoscerti bene come altri nel Clan, ma so che nessuno può restare indifferente alla sua scomparsa. È stata lei a salvarci e malgrado tutto quel tipo di affetto non si dimentica”

“Sei diventando più saggio, o solo più cordiale?”

“Sono pur sempre lo stratega del Clan, un po’ di saggezza in più me l’ha data il comando, per il resto devo incolpare il tuo amico Oberon. Come sta Ivara?”

“Vorrei saperlo anch’io. La fuga è stata tosta”

“Era notte sulle Piane quando hai lasciato la Terra”

“Tu… lo sapevi?” si stupì Hydroid.

“Se volessi vivere sulla Terra lo farei lì. Un posto pericoloso solo dodici ore alla volta, ed evitato come la peste dal grosso delle truppe di Vay Hek: l’ideale per nascondersi, nonostante gli spettri notturni”

“Puoi riaccompagnarmi sulla Terra?”

“Frost sta facendo rientrare il grosso del Clan per riunire un consiglio e dovrò esserci con l’Excalibur, ma ho una navetta con equipaggiamento di base sull’orbiter, Ordis ti darà accesso alla nuova rete di comunicazioni, la troverai ai moli tra un paio di minuti.”

Hydroid non perse tempo a ringraziare e puntò dritto alle piattaforma di lancio, giusto in tempo per vedere gli scagnozzi di Darvo Bek a scorta delle casse con le armi di Clem. In attesa della sua navetta Hydroid si curò di ispezionarle, accarezzò una Grakata, la tozza impugnatura, il rigonfiamento del caricatore, il grilletto. Negli ultimi anni si era affidato per lo più alle sole abilità di Warframe, nelle Piane erano più che sufficienti, ma la vista di un fucile mitragliatore di quella potenza bastava a riportargli alla mente battaglie furiose, e desiderare di farne ancora parte. Giunta la navetta esitò, poi lasciò che i servi di Darvo caricassero la prima cassa, diede istruzioni perché la seconda venisse consegnata esclusivamente ad Excalibur, poi partì.

 

Quando Vauban raggiunse il Simulacrum ci trovò Excalibur in balia di un esercito di Grineer. Le piattaforme luminose schizzavano velocissime dall’orizzonte, ciascuna con un brutale guerriero in groppa, e sbarcavano su una riva di luccicanti prismi riflettenti a gonfiare le fila del nemico. Excalibur si riparava dietro ad un torrione, schivando come meglio poteva i siluri dei bombard, stanato dalle domatrici scorpion che coi loro arpioni lo tiravano nel mucchio. Excalibur si difendeva a spadate selvagge ma i Grineer erano implacabili e numericamente soverchianti. Vauban balzò dentro il Simulacrum e lanciò sul campo di battaglia un tappeto di sfere immobilizzanti, i Grineer furono sollevati in aria e lì rimasero appesi e inermi, Excalibur ne trucidò una decina ritagliandosi un piccolo spazio, poi Vauban gli si fece incontro e si presentò con la sua poderosa stretta di mano.

“Tutto bene?”

“Sì. Valery, cioè Volt, voleva mettermi alla prova”

“Le è scappata la mano come al solito. Lei dov’è?”

“Ha detto che se ero più veloce di lei potevo cavarmela da solo”

“Più veloce di lei?”

Excalibur fece spallucce.

Vauban fece un ampio gesto sulla consolle e gli ologrammi dei Grineer sparirono tutti tranne una longilinea figura femminile. “Quanti ne hai uccisi, prima che arrivassi io?”

“Non li ho contati”

Vauban chiuse le dita a pugno e le domatrici scorpion attaccarono in massa. Excalibur le trucidò rapidamente senza che nessuna riuscisse a ghermirlo col suo arpione. Apparvero poi dieci pugilatori Grineer ancora più robusti e corazzati ed Excalibur li spazzò via allo stesso modo.

Vauban uscì dal Simulacrum senza farsi accorgere, continuando a caricare guerrieri che l’Excalibur puntualmente trucidava. Il Cephalon Simaris proiettò una miniatura di se stesso presso la spalla di Vauban come uno spiritello di coscienza. “Notevole Tenno, non ho mai visto un guerriero così prima”

“Ne hai visti certamente di migliori” disse Vauban.

“Certamente. Ma non uno privo di controllo sulla Trasferenza, così acerbo e fresco di risveglio” disse Simaris “e tu?”

Vauban non rispose.

 

 

 

 

 

 

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