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20. Crollo

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Vauban continuava a rimandare l’olofilm avanti e indietro. Gli osservatori remoti intorno all’orbiter di Wukong avevano ripreso la scena a chilometri di distanza: la navetta era apparsa dalla frattura Void sul lato scuro di Europa, aveva fluttuato presso l’hangar d’attracco per poi puntare dritta a schiantarsi sul portello dell’hangar. Vauban ci aveva messo un po’ ad angolare i proiettori remoti per scorgere la sagoma di un’ala archwing sfrecciare nella breccia.

“Ordis, vedi anche tu quello che vedo io?”

“Dipende… Ordis vede l’Operatore… …l’Operatore vede se stesso?”

“Sto parlando della registrazione”

“Ordis non vede la registrazione… la elabora perché l’Operatore possa vederla. Tecnicamente… l’Operatore vede il pensiero di Ordis… … che è la registrazione”

“Ed è possibile che tu sia così scassato da alterare il contenuto dei dati?”

“Operatore, solo essendo in perfetto stato Ordis può alterare i dati. Desidera alterarli?”

“Ci sto pensando…” Vauban riavvolse ancora il filmato, scrutandolo da ogni possibile angolazione. “Dài sputa, aiutami a capirci qualcosa”

“Ordis non produce saliva… i fumi di condensa sulle batterie sono sufficientemente untuose da emulare il muco umano, desidera che ne sparga sull’oloproiettore?”

“Se non smetti di comportarti come un idiota giuro che vengo fuori e ti sputo io. Abbiamo già discusso dei modi di dire umani, perciò sputa: traduci verbalmente il flusso dati che mi stai mostrando. Poi dicono che è Suda il Cephalon deficiente”

“Gli Operatori mi trattano con meno rispetto da quando Lotus ci ha lasciati”

“E’ perché pensiamo tutti che sia colpa tua”

“Come potete?”

“Ordis!”

“Chiedo scusa Operatore… … la navetta corrisponde in modello e forma a quella smarrita del deceduto Operatore Ember. Il segmento da sbarco archwing ha espulso un Warframe corrispondente al modello Mag… …la navetta è stata comandata in remoto per speronare l’orbiter… a giudicare da velocità d’impatto e detriti la navetta è andata completamente distrutta”

“Ma gli orbiter sono progettati per resistere anche ai colpi delle fregate Grineer”

“L’orbiter pilotato dall’Operatore Wukong ha riconosciuto la navetta come alleata… …Ordis presume che sia stata inviata una richiesta d’attracco. Gli scudi erano abbassati quando i motori hanno dato la massima spinta… la temperatura sprigionata è compatibile con le cariche d’assalto innescate”

“In pratica l’ha trasformata in un ariete esplosivo”

“Lo scafo dell’orbiter non ha subito danni strutturali, ma la breccia è stata sufficiente a permettere l’infiltrazione dell’archwing”

“E quella era proprio Mag”

“Il Warframe sì”

“Ma non poteva essere davvero Mag” disse Vauban chinandosi sull’ologramma fino ad immergervi l’elmo, disturbando lo sciame di pixel che si disperse lasciando solo il modello tridimensionale di Mag e delle ali archwing.

“Gli Operatori umani sono soggetti a decadimento neurale… possono agire in modo avventato e irrazionale… …in gergo umano possono dare al matto”

“Dare di matto”

“Non è grammaticalmente corretto”

“Se la navetta è distrutta lo è anche il baccello di Trasferenza. Perciò non è Mayra a pilotare Mag, o almeno non dall’interno di quella nave” Vauban si piegò in ginocchio e il piccolo Viktor uscì allo scoperto, sedendosi con la schiena contro il suo Warframe. “Dimmi Ordis, cos’ho fatto io di male?”

“L’Operatore vuole una lista?”

“Spara”

“… …”

“E’ un modo di dire”

“Naturalmente. L’Operatore non deve temere che gli spari… …ma… desidera davvero quella lista?”

“Hai una lista dei miei errori?”

“Non spetta a Ordis giudicare… ma ciò che ha fatto di male è in molte comunicazioni tra gli Operatori”

“In molte?”

“Ottocentotrentasette è una quantità compatibile col significato di moltitudine per i cervelli umani”

“Ottocent… beh in cinque anni stiamo sulle centosessanta all’anno, una ogni due giorni, ci può stare”

“E’ il conteggio dell’ultimo anno… due virgola ventinove cose fatte male al giorno”

“E chi è che si lamenta? No aspetta, non voglio saperlo. Restiamo concentrati sull’orbiter di Wukong”

“Ordis è stato escluso dai sistemi subito dopo l’esplosione… un danno al sistema di comunicazioni è da escludere”

“Wukong ti ha escluso di proposito, avrà pensato a una grave falla nella sicurezza interna. Se è furbo solo la metà di quanto penso si sarà nascosto e ci aiuterà a tracciare l’orbiter”

“Ordis non rileva la minima traccia… è possibile che l’Operatore Wukong sia furbo solo al venticinque per cento?”

“Mag è uscita dal Void, se non vuol farsi trovare avrà ripreso la rotta per la frattura. Wukong troverà il modo di farsi vivo”

“Se è ancora vivo” fece Ordis.

“Sei molto rassicurante”

“Grazie Operatore. Dovremmo informare gli altri?”

“Dovremmo?”

“L’Operatore sta chiedendo a Ordis?”

“No, l’Operatore se lo sta chiedendo da solo. Chiama Frost”

Sull’oloproiettore apparve il volto di Rhino.

“Passami testapiatta” disse Viktor.

“Cos’altro è successo ancora?” fece Rhino.

“Niente. Cosa dovrebbe essere successo?”

“Lo chiami testapiatta solo quando sei nervoso”

“Non è vero”

“Me l’ha detto Saryn”

“Allora passami Saryn così le dico di stare zitta”

“Saryn, il tuo moroso dice di stare zitta”

Il volto di Saryn scacciò via quello di Rhino.

“Shani, abbiamo una traccia: è nel Void” disse Viktor.

“Chi?”

“Mag: è scomparsa sulla frattura Void di Tritone ed è riapparsa su quella di Europa. Ha dirottato l’orbiter di Wukong ed è tornata nel Void”

“Ci hai parlato?”

“No, credo che non sia la nostra Mag, Mayra potrebbe non averne più il controllo e a questo punto temo sia morta anche lei. Dovete intercettare quell’orbiter. Ci sono solo altre due fratture: Marte e Sedna, e se ha rubato un orbiter è per lo spazio profondo”

L’ologramma di Saryn fu disturbato e al suo posto comparve l’elmo piatto di Frost. “Non si può viaggiare così attraverso il Void, si chiamano fratture perché le vene non sono collegate”

“Conosciamo appena il dieci per cento del Void”

“Il sette virgola uno” intervenne Ordis.

“Noi non lo conosciamo” disse Vauban “ma lo Stalker forse sì. Spiegherebbe le sue apparizioni improvvise da una parte all’altra dello spazio, sappiamo che è legato a doppio filo col Void”

“Ma si è sempre spostato senza navi” disse Saryn “perché cominciare adesso?”

“E’ l’unica pista che abbiamo” Viktor si rendeva conto che la sua teoria traballava ed era solo frutto di intuizioni frettolose e informazioni frammentarie. Gli eventi si ammassavano e il peso che gravava sulle sue spalle cominciava a far cedere i soliti ragionamenti accorti e calcolati. Voleva credere d’aver avuto l’intuizione giusta.

“Con Rhino, Saryn e Nekros seguiremo la pista verso Sedna” disse Frost.

“Loki è nel Void” disse Viktor “gli manderò altri di supporto. Io pensavo di indagare sulle manovre di Alad V su Nettuno”

“Nettuno può attendere” s’intromise Nekros “ricorda il patto, concentriamoci sullo Stalker”

“Lo spazio di Nettuno è l’ultimo posto in cui lo Stalker è apparso” obiettò Vauban.

“Ed hai già intuito dove andrà, atteniamoci a questo”

Vauban annuì, non aveva voglia di discutere, aveva un gran mal di testa e chiuse la comunicazione.

“Ordis” disse Viktor, le spalle basse e il corpo curvo su se stesso fiaccato dalla stanchezza “manda a Saryn i filmati dell’assalto all’orbiter e le registrazioni di tutto quello che ci siamo detti nell’ultima mezzora, magari a lei verrà in mente qualcosa di più. E rintraccia Volt, la voglio qui al più presto. Oh, e dì a Oberon e agli altri quello che ha detto Trinity, cioè, che ha detto Nyx, di stare attenti all’Excalibur e… Trinity mandala insieme a Loki, ho fatto una stronzata a mandarlo da solo nel Void, che mi è saltato in testa? Mandaci anche Mesa e… non lo so… chi potrebbe servire? Nova, sì, sa rendersi sempre utile. Anch’io vorrei tornare ad essere utile, ma sul campo, da quanto non partecipo ad una battaglia di squadra?””

“Quarantadue giorni” rispose Ordis.

“Praticamente un pensionato” ridacchiò Viktor, poi barcollò ai piedi del suo Warframe fissandone l’elmo e scoppiò in una fragorosa risata che degenerò in una serie di colpi di tosse. “E’ molto più facile combattere sul campo, guardare le cose in piccolo. È strano, finché leggi una mappa, o guardi uno schieramento di navi dall’osservatorio la battaglia sembra piccola, mentre quando sei sul campo e l’ambiente ostile ti avvolge, e i Grineer ti vengono incontro con le loro armature enormi… è allora che dovresti sentirti piccolo, per me è il contrario. Avanzare un corridoio alla volta, guardando in faccia il nemico che ti spara, così è tutto della giusta misura, ci si concentra sul momento, i secondi scorrono veloci e si va avanti senza pensare. Tutto automatico, fatto mille volte. Perciò nessuno si lamenta mai quando viene scelto per una missione. E invece chi vuole stare quassù? A guardare le cose dall’alto, a vedere le cose in grande, pianificare, giocare a scacchi col nemico… nemmeno Frost! Visto come si è fiondato in battaglia? Quando le cose si fanno ingarbugliate si lancia all’assalto. Ed io non posso farlo. Tocca al Vauban coordinare l’attacco per le miniere di Larissa, e tocca al Vauban il peso del se… se un piano diverso, una squadra diversa, non avrebbe salvato Nezha ed Ember. E decidere chi mandare nel Void, di tenere Volt lontana e Wukong isolato. Tocca a Viktor prendere i rischi, e se Viktor sbaglia nemmeno si arrabbiano con lui. Ci hai fatto caso Ordis? Nessuno mi rimprovera. Saryn mette il broncio qualche volta, e questo è tutto, poi mi abbraccia e mi bacia senza neanche usarmi la cortesia di un sei perdonato, o una bella litigata. È già tanto che si sia arrabbiata quand’ho votato contro l’Excalibur. Per il resto niente... e quanti sbagli ho fatto quest’anno Ordis? Ottocento? Mille? Quanti me l’hanno detto in faccia? Persino il fallimento devo vedermelo da solo, ogni sbaglio ed ogni colpa devo giudicarli da me, e sopportarne il peso. C’è voluto Nekros per richiamare all’ordine il mio cervello che corre in venti direzioni diverse, tanti quanti sono i Warframe che bisogna tenere in vita sperando serva a qualcosa”

Viktor si sdraiò sul pavimento, poi gli scappò una risata. “Nekros… l’hai sentito Ordis? Nettuno può attendere, che è tipo Nessuno può attendere, e in quel caso dovrei correre verso Nettuno, o Nessuno dovrebbe correre come ha detto lui, non su Nettuno almeno” e rise più forte, tanto che cominciò a tossire e dovette alzarsi a sedere.

“Ordis rileva un forte stress nella voce dell’Operatore”

Viktor ansimava, piantò i palmi sul costato di Vauban per reggersi in piedi, poi cadde in ginocchio.

“Operatore! Si sente bene?”

“Parlo… troppo piano… per sentirmi bene” e Viktor si lasciò scappare un’altra risatina, che si affievoliva nel respiro sempre più tenue. “Portami a letto vecchio mio” disse al suo Warframe “suona perverso dirlo a un bestione di metallo dalle spalle larghe… ma perché non ho un Warframe femmina?”

Col tocco della mano Viktor trasferì un po’ della sua energia a Vauban che si animò e lo prese in braccio, incamminandosi verso la stanza col baccello di Trasferenza.

“Operatore… vuole che chiami aiuto?”

“Nello spazio nessuno può sentirti urlare” le labbra si assottigliarono per un’altra risata ma non ne aveva la forza. Il Warframe inciampò un paio di volte, sbattendo contro i muri della navetta, la Trasferenza andava e veniva, ma riuscì comunque ad adagiarlo dentro il baccello. “Si comincia sempre così” sussurrò Viktor “prima si esce dal Warframe, poi si esce di testa”

“Ordis ha controllato… l’Operatore non dorme da centoventisette ore!”

“Sarà per questo che non mi sento più il braccio…” Viktor si guardò la mano “almeno uno funziona” carezzò l’aria immaginando il volto di Lotus su di lui “anninnora … non c’è più mamma a cantare ninne nanne… anninnora anninnora…”

 

Viktor riaprì di scatto le palpebre. No, non poteva dormire, c’era troppo da fare, troppo su cui riflettere. Cercò di riprendere il controllo di Vauban ma era troppo debole, così aprì il baccello di Trasferenza e strisciò fuori. Aveva le ginocchia molli e si sentiva sudaticcio, non trattenne uno sbadiglio che gli si bloccò in gola e per poco non lo strozzava: la camera del baccello era a soqquadro, alcune statue – ne aveva trafugate tante dal Void nel corso degli anni, e le rivendeva con parsimonia – erano andate in frantumi. Non sapeva nemmeno si potessero rompere.

“Ordis? Che sta succedendo?”

Il silenzio rispose. Viktor raggiunse il suo Warframe e dovette tirare con tutte le sue forze per staccare la pistola dall’induttore magnetico cosciale. Il peso dell’arma lo sorprese e per poco non lo fece cadere in avanti. Attraverso la mano di Vauban era leggera come una piuma ma nelle sue mani di bambino sembrava pesare quanto il suo stesso corpo. Il grilletto era sensibile, ma il rinculo avrebbe potuto farlo cadere. Un altro sbadiglio gli venne in aiuto, rinfrancandolo stavolta, e riempiendogli le membra di un piacevole torpore che scivolava giù dai muscoli, alleggerendolo. Viktor aveva la bocca asciutta e gli facevano male gli occhi ma non poteva esitare, si diresse al portello del corridoio che quando si aprì gli confermò che qualcosa non andava. C’erano segni e ammaccature sui muri, due pannelli divelti e cavi che pendevano dal soffitto. Poco più in là le inconfondibili sfere – ormai scariche – delle trappole elettriche del suo Vauban. Un rumore metallico dietro l’angolo gli fece rizzare i capelli e stringere più forte la pistola, prese un bel respiro e si sporse: un Grineer se ne stava rannicchiato sul pavimento, armeggiando con un pannello aperto. Viktor puntò la pistola ma perse l’equilibrio e puntando il piede per stabilizzarsi la guaina dello stivale emise uno scricchiolio che attirò l’attenzione del nemico.

“Clum-clum Cleeeeem!” strillò il Grineer accorgendosi di lui e fuggendo a gambe levate.

“Clem? Sei tu?”

Viktor sentì un fischio alle sue spalle e prima che potesse accorgersene non aveva più la pistola. Un Warframe rosso e nero l’aveva disarmato, teneva le mani lungo i fianchi con fare accusatorio.

“Ma allora è un vizio, ce l’hai proprio con lui!”

“Volt? Quando sei arrivata?”

“Ieri, giusto in tempo per vederti dare di matto”

“Ma stavo andando a dormire, ero in sala comando un minuto fa”

“Sei messo più male di quanto pensassimo. Corri Trilly” gridò Volt “Cavallo Pazzo è sveglio.”

Trinity apparve dall’altro lato del corridoio, fece due passi slanciati e s’i interruppe a metà corsa in un lampo che lanciò la piccola Tris in avanti. “Non dovevi alzarti” disse prendendolo per mano “andiamo”

Viktor stava per esplodere in una sequela di perché e percome ma Volt lo sollevò di peso e lo riportò al suo baccello. Valery uscì allo scoperto e cominciò a puntargli il dito sul petto, sparandogli addosso una serie di rimproveri.

“Dagli un po’ di pace” fece Tris.

“Ha spaventato Clem a morte, deve chiedergli scusa”

“Valery, dopo, ora deve mangiare”

“Mi stai mandando a fare la cameriera?”

“Esatto”

“Sei tu l’infermiera, perché devo pensarci io?”

“Muoviti!”

“Vado vado vado…”

Tris mise una mano sulla fronte di Viktor, tastandola col palmo e poi col torso, scivolando in una fuggevole carezza sulla guancia.

“La febbre è passata. Hai avuto una specie di crollo nervoso”

“Io?”

“L’altro giorno hai chiesto a Ordis di richiamare Volt, quando lei è arrivata dice che ti sei comportato in modo strano, ti ha lasciato solo un momento e quando hai visto Clem sei uscito di testa e gli hai sparato. Pensavi che i Grineer stessero abbordando la nave, Volt ha cercato di calmarti ma hai sparato le tue trappole nei corridoi andando a rintanarti nel baccello, per fortuna poi sei crollato del tutto. Quando sono arrivata io dormivi e hai avuto anche un po’ di febbre”

“Ma c’è stata una sparatoria”

“I soli colpi sparati erano i tuoi, il grosso del danno l’hanno fatto le tue trappole a vortice, hanno strappato via i pannelli da mezza astronave, Volt poi ha disinnescato le altre. Ordis mi ha detto che non dormivi da giorni, l’ho mandato offline mentre ricalibriamo i sistemi di bordo.”

Viktor rimase a fissare il volto di Tris: era testa e contratta, i capelli neri lunghi fino al collo le chiudevano le guance in parentesi corvine che rendevano più netta quella smorfia corrucciata, gli occhietti verdi spalancati senza battere ciglio e le gli zigomi tirati. Sì, Tris diceva la verità, ed era preoccupata per lui.

“Tu cosa ci fai qui?”

“Volt mi ha chiamata”

“E Shani?”

“E’ tutto a posto, l’avviserò quando starai bene” disse Tris.

Viktor la fissò meglio, stava rapidamente riprendendo controllo delle sue percezioni ed ora la smorfia di Tris era cambiata. “Mi stai nascondendo qualcosa?” disse. Senza lo scenario della sua navetta devastata non avrebbe scelto il tono interrogativo, perché era sicuro che Tris ometteva qualcosa, ma col torpore tra i muscoli e le ossa, il terzo sbadiglio incalzante e gli occhi doloranti non poteva che credere a quella versione: aveva dormito a lungo, più di quanto la mente volesse ammettere, ed era così abituato ad avere le cose sotto controllo che un pizzico di confusione bastava a far crollare le solite certezze. Le avrebbe ricostruite con calma, ma non era in condizione di mettere in dubbio gli altri, se dubitava di se stesso.

Dal canto suo Tris non voleva fargli sapere, per motivi che non voleva spiegare nemmeno a se stessa, che Shani era già informata di tutto e si era attenuta alla missione anziché correre dal suo Viktor, per cui avrebbe comunque potuto far poco. Ed era perfettamente nel suo stile, così com’era in quello di Tris precipitarsi in aiuto di chi aveva bisogno. Eppure Tris non voleva raccontare – più a se stessa che non a Viktor – di come dalle soglie del Void si fosse riprecipitata fino allo spazio lunare per prendersi cura di lui.

 

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